BUBLATH MATTHIAS :  EIGHT CYLINDER BIGBAND  (ENJA)

Nonostante l'era delle orchestre jazz sia terminata negli anni '40, oggi c'è un numero sempre maggiore di giovani che riscoprono questi giganti del jazz: il pianista, tastierista ed organista Matthias Bublath, capo della sua Eight Cylinder Bigband, è uno di essi. Ciò che conferisce un tratto di assoluta unicità all'ultimo progetto di Bublath, è il fatto che in questa occasione la più grande formazione jazz incontra lo strumento che, a sua volta, è quasi un'orchestra a sé. Bublath ha scritto da solo tutti i pezzi e gli arrangiamenti del disco che spaziano tra blues, gospel, soul, funk, suggestioni afro-caraibiche e latine. La band è stata creata in una maniera quasi artigianale: al centro c'è la sezione ritmica con Patrick Scales al basso, Christian Lettner alla batteria e Ferdinand Kirner, forse il chitarrista più richiesto in Germania al momento. Poi ci sono gli ottoni di cui fanno parte alcuni dei migliori solisti di tutta la Germania con il celeberrimo trombettista Takuya Kuroda come ospite speciale, con il quale ha tenuto una jam session nel quartiere di Harlem. Insomma una formazione di prima classe di cui Bublath ha bisogno per i suoi pezzi infuocati caratterizzati da cambi di tempo, ritmo ed armonia molto difficili da affrontare. Bublath non si siede mai sugli allori, vuole sperimentare cose nuove. Gospel Song ad esempio ha tutte le qualità di un pezzo di musica religiosa nera, ma anche inaspettati interventi degli ottoni ed una linea di valzer danzante. Il suo Return to the Source, una delle escursioni nel cosmo latino, inizia con il ritmo classico di questo genere, per finire con un entusiasmante gioco di domande e risposte dei fiati. Dal funk che ricorda James Brown  di Dump The Goose, l'album passa a ballate come Sad Belt. Eight Cylinder Bigband è un disco che, utilizzando audacemente una vasta gamma di soluzioni musicali, guarda al futuro, ma sempre senza rinnegare il passato.
BUBLATH MATTHIAS
EIGHT CYLINDER BIGBAND
ENJA - CD: ENJ 97722
Nonostante l'era delle orchestre jazz sia terminata negli anni '40, oggi c'è un numero sempre maggiore di giovani che riscoprono questi giganti del jazz: il pianista, tastierista ed organista Matthias Bublath, capo della sua Eight Cylinder Bigband, è uno di essi. Ciò che conferisce un tratto di assoluta unicità all'ultimo progetto di Bublath, è il fatto che in questa occasione la più grande formazione jazz incontra lo strumento che, a sua volta, è quasi un'orchestra a sé. Bublath ha scritto da solo tutti i pezzi e gli arrangiamenti del disco che spaziano tra blues, gospel, soul, funk, suggestioni afro-caraibiche e latine. La band è stata creata in una maniera quasi artigianale: al centro c'è la sezione ritmica con Patrick Scales al basso, Christian Lettner alla batteria e Ferdinand Kirner, forse il chitarrista più richiesto in Germania al momento. Poi ci sono gli ottoni di cui fanno parte alcuni dei migliori solisti di tutta la Germania con il celeberrimo trombettista Takuya Kuroda come ospite speciale, con il quale ha tenuto una jam session nel quartiere di Harlem. Insomma una formazione di prima classe di cui Bublath ha bisogno per i suoi pezzi infuocati caratterizzati da cambi di tempo, ritmo ed armonia molto difficili da affrontare. Bublath non si siede mai sugli allori, vuole sperimentare cose nuove. "Gospel Song" ad esempio ha tutte le qualità di un pezzo di musica religiosa nera, ma anche inaspettati interventi degli ottoni ed una linea di valzer danzante. Il suo "Return to the Source", una delle escursioni nel cosmo latino, inizia con il ritmo classico di questo genere, per finire con un entusiasmante gioco di domande e risposte dei fiati. Dal funk che ricorda James Brown di "Dump The Goose", l'album passa a ballate come "Sad Belt". "Eight Cylinder Bigband" è un disco che, utilizzando audacemente una vasta gamma di soluzioni musicali, guarda al futuro, ma sempre senza rinnegare il passato.
anche disponibiliemissione del 24 Febbraio 2020