BUBLATH MATTHIAS :  ORANGE SEA  (ENJA)

Dopo quasi un decennio come freelance a New York, vari progetti da solista e sideman, un trio e la sua celebre e pluripremiata Eight Cylinder Big Band, il pianista tedesco Matthias Bublath sta ora riempiendo la sintassi classica di un trio jazz con pianoforte con elementi vitali. Nel suo ultimo disco Orange Suite Bublath si diverte a mescolare gospel, latino, funk, jazz e anche pop. In prima linea nel disco ci sono composizioni blues, piene di sentimento e melodiche che fungono da trampolino di lancio per i musicisti che sono liberi di esplorare e spingersi fuori dai confini della convenzione. Linee sincopate all'unisono, velocità vertiginosa, groove profondi e armonie toccanti enfatizzano in egual misura la musicalità e il virtuosismo. La libertà d'improvvisazione di Bublath (pianoforte) è facilitata e assicurata dai suoi due colleghi che sono stilisticamente flessibili quanto lui. L'eccellente bassista slovacco Peter Cudek, versatile e originale, tanto capace di trasportare melodie quanto di mostrare il suo discreto virtuosismo. Christian Lettner, recentemente nominato professore di percussioni a Monaco e membro di lunga data del venerato gruppo fusion Doldinger's Passport, è un batterista molto ricercato per innumerevoli progetti che vanno dal jazz, alle percussioni classiche, al pop fino al r&b. Ispirate ai segnali culturali e sociali americani degli ultimi cento anni, le composizioni sono una celebrazione dei più grandi artisti della nazione e un commento sul ventre oscuro della sua società. Most Foul allude alla ballata di Bob Dylan Murder Most Foul scritta sull'assassinio di Kennedy, Sherman Bros flirta con il giocoso swing delle colonne sonore Disney di fine anni '60, mentre Monk Ponk, con gli echi di stride piano e i ricchi accordi, è un tributo a Thelonious Monk. L'immaginario evocato dal titolo Orange Sea potrebbe essere un tramonto sulla costa occidentale americana, o anche il riflesso sulle acque del Vietnam del napalm nelle foreste in fiamme. Orange Sea è un disco complesso e mai scontato con un approccio postmoderno al jazz, in cui ogni pezzo si distingue dagli altri ma, insieme agli altri, contribuisce a formare un paesaggio sonoro ambiguo e aperto.
BUBLATH MATTHIAS
ORANGE SEA
ENJA - CD: ENJ 98072
Dopo quasi un decennio come freelance a New York, vari progetti da solista e sideman, un trio e la sua celebre e pluripremiata Eight Cylinder Big Band, il pianista tedesco Matthias Bublath sta ora riempiendo la sintassi classica di un trio jazz con pianoforte con elementi vitali. Nel suo ultimo disco "Orange Suite" Bublath si diverte a mescolare gospel, latino, funk, jazz e anche pop. In prima linea nel disco ci sono composizioni blues, piene di sentimento e melodiche che fungono da trampolino di lancio per i musicisti che sono liberi di esplorare e spingersi fuori dai confini della convenzione. Linee sincopate all'unisono, velocità vertiginosa, groove profondi e armonie toccanti enfatizzano in egual misura la musicalità e il virtuosismo. La libertà d'improvvisazione di Bublath (pianoforte) è facilitata e assicurata dai suoi due colleghi che sono stilisticamente flessibili quanto lui. L'eccellente bassista slovacco Peter Cudek, versatile e originale, tanto capace di trasportare melodie quanto di mostrare il suo discreto virtuosismo. Christian Lettner, recentemente nominato professore di percussioni a Monaco e membro di lunga data del venerato gruppo fusion Doldinger's Passport, è un batterista molto ricercato per innumerevoli progetti che vanno dal jazz, alle percussioni classiche, al pop fino al r&b. Ispirate ai segnali culturali e sociali americani degli ultimi cento anni, le composizioni sono una celebrazione dei più grandi artisti della nazione e un commento sul ventre oscuro della sua società. "Most Foul" allude alla ballata di Bob Dylan "Murder Most Foul" scritta sull'assassinio di Kennedy, "Sherman Bros" flirta con il giocoso swing delle colonne sonore Disney di fine anni '60, mentre "Monk Ponk", con gli echi di stride piano e i ricchi accordi, è un tributo a Thelonious Monk. L'immaginario evocato dal titolo "Orange Sea" potrebbe essere un tramonto sulla costa occidentale americana, o anche il riflesso sulle acque del Vietnam del napalm nelle foreste in fiamme. "Orange Sea" è un disco complesso e mai scontato con un approccio postmoderno al jazz, in cui ogni pezzo si distingue dagli altri ma, insieme agli altri, contribuisce a formare un paesaggio sonoro ambiguo e aperto.
anche disponibiliemissione del 17 Ottobre 2022